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Il sito archeologico di Vassallaggi era già conosciuto nella prima metà dell''800, allorché il comune, per far cosa gradita al luogotenente generale - massima carica dello stato in Sicilia - in visita a San Cataldo nel 1825, gli diede in dono ben 44 vasi indigeni e greci di varie forme. Era stata la famiglia Salomone, proprietari di quelle terre, a vendere all'amministrazione comunale la partita di vasellame per l'ammontare di ben 34 onze. L'abitato si sviluppa su un pianoro costituito da 5 colline, orientato a nord-est e a sud-ovest, lungo la via per Agrigento. L'area di interesse strategico per il controllo e la difesa della vallata sottostante e delle vie di comunicazioni dell'entroterra, è stata frequentata dall'uomo, sia pure non in modo continuo, dall'età del bronzo medio XV-XIV secolo (cultura di Castelluccio) sino al periodo tardo-antico. All'inizio del VI secolo a. C. fu dimora di una comunità di Sicani che ben presto entrarono nell'orbita egemonica prima di Gela e poi di Agrigento, divenendo una cittadella militare (phrourion).
E nel secolo successivo prese le sembianze di una piccola polis come stanno a testimoniare il materiale archeologico ritrovato nelle diverse necropoli e la cinta muraria che coronava l'intero pianoro. Ma l'invasione da parte di Ducezio, re dei Siculi, avvenuta nel 459, e a fine secolo dei Cartaginesi, diede un colpo mortale alla cittadina che non si riprese mai del tutto, nonostante il ripopolamento imposto da Timoleonte. In epoca ellenistica e romana, il centro rimase disabitato e riprese una labile vita grazie alla presenza di una piccola comunità cristiana nel IV-V secolo d.C. Del centro identificato con il phrourion di Motyon, ricordato da Diodoro Siculo, nella seconda collina si può visitare l'area del santuario di Demetra e Kore, articolata da una serie di edifici adibiti al culto gravitanti intorno a un sacello con pronao in antis. Il culto alle divinità ctonie era talmente radicato che due grotte erano destinate ai riti sacri, la prima è posta ai piedi della seconda collina, l'altra invece sul versante meridionale. Gli scavi hanno permesso pure di mettere alla luce l'organizzazione urbana di età classica nella parte meridionale della seconda collina, che si dispone a terrazzi degradanti da nord-est a sud-ovest in gruppi di case di tre e di quattro vani. Tale testimonianza non è più fruibile perché l'incuria e l'abbandono hanno fatto sì che i resti scomparissero, mentre è possibile riconoscere, nella terza collina, lacerti della poderosa cinta muraria munita di torri semicircolari di V secolo costruita in tecnica mista, con parametro inferiore di conci squadrati di calcarenite su cui si eleva un tratto di mattoni crudi. Questa tipologia rappresenta un unicum nel panorama del centro Sicilia, per rintracciare un'analoga fortificazione bisogna recarsi a Capo Soprano, a Gela. I ricchi corredi funerari ritrovati nelle necropoli, in particolare in quella con tombe in sarcofagi di gesso alabastrino, arricchiscono i musei di Caltanissetta, Agrigento, Gela e Siracusa.
Eretta nel 1974, la chiesa dedicata a san Giuseppe, si presenta ad unica nave, con un superbo altare maggiore e 4 strutture lignee di mano francescana.
A guardia dell'antica regia trazzera Caltanissetta - Agrigento, si erge una struttura in pietra locale intagliata, una villa estiva nella contrada Raffondo-Raffonero.
Un costone roccioso segnala la presenza dell'uomo già in epoca preistorica e ci appare ricco di tracce di riutilizzo della necropoli.
Seppur poche le testimonianze rimaste, le recenti scoperte archeologiche hanno messo in risalto il sito per via di una sorta di calendario astronomico che indica i vari solstizi.
L'abitato si sviluppa su un pianoro orientato a nord-est e a sud-ovest, lungo la via per Agrigento. Un'area di interesse strategico per il controllo e la difesa della vallata.