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La chiesa madre si adatta alla conformazione orografica del terreno e poggia in parte sulla roccia calcarea caratterizzata da un intricato sistema di fratture beanti, e in parte sulle terre nere nell'area prospiciente via Cavour, dove esisteva un rigagnolo che si gettava a valle verso l'attuale piazza Risorgimento. Per tali ragioni, la struttura è sempre stata soggetta a incessanti micromovimenti e a continui interventi che ancora oggi impensieriscono gli arcipreti e l'intera comunità per le sue sorti. Non a caso che l'edificio, per un quindicennio (1965-1979), sia rimasto chiuso al culto per motivi statici al fine di tutelare l'incolumità pubblica. In quegli anni, si pensò anche di abbatterla per ricostruirla in un luogo più sicuro, ma le forti resistenze della popolazione scoraggiarono coloro che volevano portare avanti tale progetto. Con la costituzione poi di un comitato cittadino, capeggiato dall'on. Giuseppe Alessi, si riuscì a coinvolgere la popolazione e le istituzioni locali per raccogliere i fondi necessari da utilizzare per alcuni lavori urgenti di risanamento.
Aperta al culto nel 1620 per volere del fondatore del paese, il barone Nicolò Galletti, trova collocazione su una necropoli probabilmente di epoca preistorica e nei pressi del castello. Si presenta con pianta basilicale tripartita a croce latina con ampio transetto e con alta volta a botte adornata da stucchi neoclassici e pseudocupola centrale. Nell'autunno del 1695 un cedimento statico interessò l'area delle cappelle del Crocifisso e di san Cataldo. I lavori di ristrutturazione e di ampliamento del tempio si protrassero fino al 1725. E solo nel 1739 il vescovo Pietro Galletti, fratello del marchese di San Cataldo, la consacrò all'Immacolata - come si evince dalla lapide posta all'ingresso dell'edificio - obliterando così l'antica titolatura assegnata alla Natività di Maria. Secondo una tradizione popolare, il progetto dell'attuale chiesa si deve all'architetto Giovan Battista Vaccarini di Palermo impegnato a quel tempo a ricostruire Catania e la sua cattedrale dopo il terribile terremoto del 1696. A chiamarlo fu il vescovo Galletti la cui famiglia aveva fondato il paese. Una tradizione che, allo stato attuale, non è confermata dalle carte d'archivio, benché recenti studi propendano per un autore riconducibile alla cerchia di collaboratori e capomastri dell'architetto palermitano. La scenografica facciata ricostruita nel 1751 - data incisa nell'elemento terminale del prospetto - si sviluppa su due ordini in senso orizzontale. Il primo, dorico, è costituito da tre partiti delimitati da lesene entro cui si inseriscono il portale principale con apertura ad arco a tutto sesto e quelli minori; il secondo ordine, invece, appare composito e si limita a ricalcare la parte centrale del primo ed è arricchito nei laterali da due balaustrate che danno un effetto di leggerezza ed eleganza. Nella zona centrale si apre una nicchia che accoglie una giunonica Immacolata in terracotta policroma (h 2,70). Il movimento curvilineo della facciata, convessa al centro e concava nelle due parti laterali, continua sul sagrato creando un gioco plastico di raffinata delicatezza. Un imponente squadrato campanile svetta in sostituzione di un altro posto nella parte nord, abbattuto nella seconda metà del ‘700, forse per ragioni statiche. Non è allineato con la facciata ed accoglie nella cella ben sei campane. L'ultimo intervento di restauro del prospetto, avvenuto nel 2015, ha mascherato la pietra viva per allungare la vita del paramento lapideo e limitarne così il veloce deperimento dovuto alla tenerezza della pietra calcarea. Appoggiata alla chiesa, si erge ‘u Rato, una piccola struttura dedicata al Sacramento e gestita dall'omonima confraternita fondata nel 1620. Ha subito diversi rifacimenti radicali, l'ultimo dei quali lo si deve alla Soprintendenza BB. CC. AA. di Caltanissetta che ha acconsentito alla ricostruzione dell'edificio ispirandosi per la facciata a quella ottocentesca e alla rimodulazione dello spazio interno accorciandolo nella parte dell'ingresso.
Nel 1780 fu installato l'orologio con quattro quadranti e nel 1959 la torre fu abbattuta, e successivamente ricostruita su progetto dell'ingegnere Alfonso Augello.
Costruita nel 1849, fu aperta al culto nel 1868 e dedicata alla Madonna Addolorata come era stato espresso dal committente.
Un impianto architettonico scenografico e maestoso per drammatizzare la sacra rappresentazione della Scinnenza e per custodire le vare della via Crucis.
La facciata si ispira a modelli tardo-rinascimentali e accoglie un portale a tribuna affiancato da due severi portalini timpanati e un campanile a vela con due fornici.
Il quartiere si snoda seguendo un andamento a spirale che dà vita ad un susseguirsi di caratteristiche scalinate, intimi e solitari viuzze e cortili.
Aperta al culto nel 1620 per volere del fondatore del paese, trova collocazione su una necropoli di epoca preistorica e nei pressi del castello.
Eretta nel 1947 sotto il titolo della Madonna delle Grazie, fu consolidata nel 1958. L'anno dopo fu solennemente riaperta al culto. Recentemente, nel 2014, la chiesa è stata restaurata.
Costruito nell'800 e progettato dall'architetto palermitano Tommaso Di Chiara che disegnò anche il palazzo dei Galletti di Palermo ubicato in piazza Marina.
Nella seconda metà del '700 la chiesa del Purgatorio fu governata dalla confraternita del Signore del Mestiere sino al 1820.
La prima testimonianza della sua esistenza risale al 1710. Nel 1860 fu ricostruita da maestranze locali e nissene per volere di un facoltoso “borghese” Giacomo Oddo.
Sorta nel '600, la chiesa fu ricostruita nei primi anni del '700 e ulteriormente rimaneggiata nella prima metà del secolo successivo.