Itiner·Art - Conoscere San Cataldo
Piazza Papa Giovanni XXIII, 2 93017 San Cataldo, Sicilia Italia
Tel: 0039 0934 511200

Portale turistico della città di San Cataldo

2

ItinerArt San Cataldo Arte e Turismo

ItinerArt - Conoscere San Cataldo

Aderente alla rete Nazione dei Parchi e Musei minerari ReMi-ISPRA

Aderente alla rete Nazione dei Parchi e Musei minerari ReMi-ISPRA

PARCO MINERARIO GABARA

A circa 3,5 km a N.O. dall’abitato di San Cataldo, nel cuore di Sicilia, sorge il Monte Gabara, inserito in un paesaggio dominato dall’accostamento di forme plastiche a forme rigide, che defini scono un alternarsi asincrono di alture e valli che emanano quasi l’odore dell’oro del diavolo, quel minerale giallo imprigionato da milioni di anni nel loro ventre. Le rocce plastiche sono date da sedi menti argillosi a testimonianza di un mare Mediterraneo aperto e ricco di vita; le rocce dure testi moniano, invece, la crisi di salinità di quel mare, avvenuta verso la fine del Cenozoico, quando per ragioni tettoniche venne a limitarsi il contatto con l’Oceano Atlantico, in corrispondenza dello stretto di Gibilterra. Per effetto della progressiva evaporazione dell’acqua marina, le condizioni di vita nel mare diventarono davvero difficili (ambiente euxinico), tanto da causare la morte di molte specie viventi. I resti di animali e vegetali, dalle piccole alghe ai frammenti di pesci, si depositarono sul fondo insieme a piccoli frammenti di roccia, dando origine al Tripoli: roccia leggerissima e fine mente fogliettata.

Con il perdurare delle condizioni di evaporazione dell’acqua, si provocò la precipitazione dei sali in essa disciolti e la conseguente formazione di rocce, dette per l’appunto evaporiti: Calcare di base e Gessi. Il calcare di base è una roccia di colore bianco al taglio fresco, prevalentemente priva di fos sili, a differenza del Tripoli che ne è molto ricco. Si può presentare in sottili strati o in grossi banconi o sotto forma di breccia. Anche i Gessi si possono presentare in straterelli sottili, che in Sicilia pren dono il nome di “Gessi balatini” o in banconi di cristalli, chiamati in Sicilia “Spicchiolini”. Dai Gessi, per mezzo di batteri solfato-riduttori, che provocarono la trasformazione del gesso in solfuro di cal cio, si è formato lo zolfo. I giacimenti di questo minerale si trovano comunemente nei livelli più bassi dei gessi, al di sopra del calcare.

Ovviamente, con l’aumentare dell’evaporazione marina si ridussero le condizioni di vita an che dei batteri solfato-riduttori, cosicché non si ebbe più formazione di zolfo. Ciò spiegherebbe la presenza del minerale quasi sempre all’inizio del deposito dei gessi e solo ai lati del bacino e non sul fondo, dove le condizioni di vita erano praticamente impossibili anche per i batteri. Col perdurare dell’evaporazione delle acque del Mediterraneo si arrivò all’ambiente ipersa lino. Si depositarono così i sali di magnesio, potassio e sodio, formando ricchi giacimenti di Kainite, Carnallite, Fluorite e soprattutto Halite (Salgemma). La crisi del Mediterraneo è leggibile nei paesaggi delle province di Caltanissetta, Agrigento ed Enna, compreso il ritorno della vita, allorquando si ripristinarono definitivamente le condizioni di collegamento con l’Atlantico. Lo zolfo rappresentò per secoli, già a partire dai Greci, una fonte di ricchezza per le popola zioni locali, che lo cavarono con vari mezzi in cunicoli e gallerie che si addentravano nel sottosuolo: le cosiddette zolfare E’ un minerale già conosciuto nell’Apocalisse [9:17] “Ed ecco come mi appar vero nella visione i cavalli e quelli che li cavalcavano: avevano delle corazze color di fuoco, di giacinto e di zolfo; i cavalli avevano delle teste simili a quelle dei leoni e dalle loro bocche usciva fuoco, fumo e zolfo”. E ancora nella Genesi [19:24] “Allora il Signore fece piovere dal cielo su Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco, da parte del Signore”. Isaia [30:33] “…il soffio del Signore, come un torrente di zolfo…”. Nel 146 a.C., durante la distruzione di Cartagine, i Romani impiegarono zolfo fuso per can cellare ogni traccia della città. Più avanti, vennero ritrovate delle “tabule sulphuris” risalenti alla fine del II sec. d.C. e conservate nei musei di Palermo e Agrigento, a dimostrazione che esistevano già delle miniere imperiali, dove lavoravano schiavi e delinquenti comuni. E così dal ‘700 in poi, con la scoperta dell’acido solforico e della soda, ogni angolo di terra del centro Sicilia era buono per aprire una buca, tanto che verso la fine dell’800 si ebbero a contare in attività nelle tre province oltre ottocento concessioni minerarie, che contribuirono all’epopea dell’oro giallo, tanto che la città di Caltanissetta assurse a capitale mondiale dello zolfo. Ma dopo l’avvio della concorrenza americana, l’attività estrattiva isolana, e non solo, ebbe una forte e progressiva battuta d’arresto e verso la fine della seconda metà del novecento, si chiusero i battenti delle ultime solfare, lasciando sul campo macerie di archeologia industriale, di una storia etno-antropologica sepolta da estese coperture di rosticci di minerale: i cosiddetti “Ginesi”.

Il progetto di valorizzazione del patrimonio di archeologia industriale inizia nel 2015 per volontà dell’Amministrazione Comunale, d’intesa con il Distretto Minerario, il Dipartimento Regionale dello sviluppo Rurale e Territoriale e la Soprintendenza ai BB.CC. Si individuarono oltre 25 buche e numerose strutture fusorie, tra calcaroni di diverso diametro e forni Gill. La competenza del Distretto Minerario, la forza motrice dei Forestali e la filantropia strategica dei tanti sostenitori, ha portato alla valorizzazione di due solfare: la Persico e la Giunta, con la messa in fruizione di due discenderie e la realizzazione di un percorso scientifico, che racconta la storia del bosco e la geomorfologia del Monte e le vie degli scrittori, dei poeti e dell’arte contemporanea.

Condividi
La foto è stata correttamente aggiunta ed è sotto revisione dello staff Itinerart.

Location: Bosco Gabara

Altre manifestazioni Torna alle manifestazioni

FRANCO POLITANO. Catania 1952

L'equilibrio della terra: opera scultorea, dell'artista catanese Franco Politano

LILLO GIULIANA. Caltanissetta 1953

Ciàula scopre la luna: opera scultorea, dell'artista nisseno Lillo Giuliana

VINCENZO BARBA. San Cataldo (CL) 1998

Volumi Liquidi: opera dell'artista sancataldese Vincenzo Barba

FORNI GILL

Forni Gill presso Parco Minerario Gabara

SOLFARA PERSICO

Solfara Persico presso Parco Minerario Gabara

CALCARONE

Calcarone presso Parco Minerario Gabara

BERNARDINO GIULIANA

Ascolta audio

IGNAZIO BUTTITTA

Ascolta audio

DIEGA LO PRESTI RUSSO

Ascolta audio

ItinerArt - Conoscere San Cataldo
© ItinerArt | Credits: Fog Comunicazione.